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sabato mattina di novembre

passeggino_pioggiaSabato mattina di un improbabile mese di novembre. Le temperature sono calde quasi quanto settembre, ma piove, piove a dirotto. Prima di scendere ho perso ore davanti all’armadio per capire come vestirmi, come combinare al meglio l’estivissima t-shirt allo stivale antipioggia di pelle nera invernale che solitamente indosso a gennaio quando piove a dirotto per non tornare a casa inzuppata d’acqua. Scendo, ombrello al braccio (nel frattempo ha smesso di piovere ma ci sono laghi – non pozzanghere – d’acqua ovunque), stivale al piede, t-shirt e impermeabile che fa un caldo che non vi dico. Un tira e molla inutile davanti all’armadio: devo solo scendere a comprare un pezzo di pane. A pochi metri da casa. Già, ma mica potevo andarci in pigiama?!
Faccio appena in tempo ad uscire dalla panetteria per notare una bambina carinissima. Avrà all’incirca 4/5 anni. Anticipa di pochi passi la madre e un fratellino più piccolo, portato a spasso nel passeggino. La bambina sembra più scocciata di me. Oltre ad essere abbastanza in carne per la sua età, è compressa in uno stivale rosa di plastica (che ha il chiaro obiettivo di non farla bagnare), un leggins e un giubbotto impermeabile che io indosserei per la neve. Lei, piccola, sente caldo e grida alla madre in un perfetto dialetto: “Oi ma’, i sent nu cavr… Lievm stu cos a cuoll (riferendosi chiaramente al giubbotto tipicamente invernale). La madre fa finta di non sentire, non risponde e prosegue il suo cammino spingendo avanti il passeggino con l’altro bambino. “Oi ma’, j stu cos mo’ lev. Fa cavr”. Ancora silenzio. La bambina allora, inascoltata, ripete la litania all’infinito. Sto quasi per chiedermi come mai la mamma non sgridi sua figlia per il linguaggio troppo dialettale per la sua età. Vorrei quasi chiederglielo quando la bambina comincia a togliersi il giubbotto e lo butta a terra. A quel punto la madre (che cominciavo seriamente a pensare fosse muta) emette un urlo da brividi. “Oi’a’scem. Pigli nomo’ stu cos a terr e ghiammuncenn”. La bambina protesta, non ne vuole sapere. Poi, dopo essere stata minacciata di “mazzate”, la piccolina prende il giubbotto e ricomincia a camminare. Ed ecco che la madre comincia a inveire contro il fratellino della bambina, comodamente stravaccato nel passeggino. “Oooo, vir a frat’t cumm s’è schijat nda stu passiggin. T’aiz nu ppc a loc dint o no?!”. Sposto lo sguardo e noto il piccolo letteralmente sepolto, nel passeggino, da uno di quei fogli di plastica tipici dei passeggini in versione antipioggia. Proprio quelli che, oltre a non farti bagnare, credo non facciano più neanche respirare! 🙂

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