Sabato sera. Pizzeria. Una coppia arriva e si siede al tavolo accanto al mio. Lui di spalle, lei di fronte a me. Si parlano poco, si guardano anche meno. Arrivano mano nella mano. Lui prende lo smartphone dalla tasca e comincia a smanettare. Lei – compressa in un tubino con scollo profondo e trucco appariscente – parla; parla praticamente da sola. Lui, tra un messaggio e l’altro annuisce soltanto. Userà il cellulare per lavoro, penso tra me e me. Ordinano due pizze. Ognuno ordina la sua. Breve pausa. Lei gli sussurra qualcosa. Lui annuisce e via ancora con il cellulare tra le mani. Faccio quello che non dovrei: spio e mi accorgo che lui chatta beatamente su WhatsApp. Lei lo osserva innamorata. Non parla. Arriva la pizza. Mangiano distrattamente. La pizza finisce, pagano. E vanno via mano nella mano.
La scena a me ha messo molta tristezza. Non capisco i motivi di quella freddezza e di quella pizza senza una parola. Ma perché?
“Perché tu sei idealista e credi che l’amore sia tutto rose e fiori” – mi dice una persona cara con cui intavolo una agguerrita discussione.
No. Cioè: sì, sono un’idealista ma resto convinta che se esci a mangiare una pizza con una persona con cui non hai nulla da dire e che resta attaccato tutto il tempo allo smartphone c’è qualche problema. A prescindere dal rapporto – amore o amicizia – che intrattieni con questa persona. Ho visto una storia stanca in pizzeria. E sono stata contenta di essere sola. Perché forse a qualcuno va spiegato che si può essere soli e felici così come si può essere in due e tristi.