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Che male c’è (pausa musicale)

Sono diventata un soggetto altamente pericoloso: propongo in questo blog più pause musicali che testo.
Ma questa devo proprio segnalarvela. Non è una canzone nuova. Ma è carinissima. E stamattina, mentre attraversavo innervosita il traffico cittadino, l’hanno passata in radio. Mi è tornato di colpo il buonumore e ho cominciato a cantare come una matta. Allora la canzone merita proprio di entrare di diritto nelle pause musicali da blog.
Ascoltiamola assieme.

Ecco il video su Youtube

Che male c’è (Pino Daniele)

Abbracciami perché mentre parlavi
Ti guardavo le mani
Abbracciami perché sono sicuro
Che in un’altra vita mi amavi
Abbracciami anima sincera
Abbracciami in questa sera
Per questo strano bisogno
Anch’io mi vergogno
Che male c’è
Che c’è di male
Se la mia vita ti appartiene
Ed è normale
Che male c’è
Che c’è di male
Se chiudo gli occhi e insieme a te
Sto così bene
Credimi averti incontrata
è stata una fortuna
Perché stare da soli a volte
Si a volte fa paura
E tu m’hai messo le manette
Poggio la testa sulle gambe strette
Mi sveglio in mezzo a quel sorriso
Gridando “questo è il paradiso”
Che male c’è
Che c’è di male
Se la mia vita ti appartiene
Ed è normale
Che male c’è
Che c’è di male
Se chiudo gli occhi e insieme a te
Sto così bene
Prendimi prendimi
Lanciami un segnale
In un giorno di sole
Col diluvio universale
Lanciami uno sguardo
Per farmi capire
Se devo stare zitto
Oppure lo posso dire
Che il potere è avere
Solo il sole e il sentimento
E noi ci siamo fino al collo
Ci siamo dentro
Che bella confusione
Che c’è nella mia mente
E com’è bello stare
Con te in mezzo alla gente
Eh yeah
Che c’è di male
Se la mia vita ti appartiene
Ed è normale
Che male c’è
Che c’è di male
Se chiudo gli occhi e insieme a te
Sto così bene
Che male c’è
Che c’è di male
Che male c’è Continua a leggere

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(Pausa in musica) Everyday – Daniele Groff

Ci sono pause musicali improvvise. Arrivano e ti travolgono quando meno te lo aspetti. 
Sei in giro, per strada, e improvvisamente ti torna in mente il ritornello di una canzone un po’ vecchiotta e non ti lascia per tutta la giornata.
Ti fermi a pensare e realizzi che la canzone che ti ronza in testa è sicuro una di quelle che entra di diritto nella tua personalissima top ten delle canzoni più belle/emozionanti di sempre.
Una rapida corsa al blog e una ricerca veloce perchè pare strano non aver già condiviso queste note sul mio diario on line. Ebbene, no: non l’ho condivisa ancora.
Ve la propongo ora. La canzone in questione è “Everyday” di Daniele Groff, azzeccatissima colonna sonora del film di Pieraccioni “Il pesce innamorato”.
Ecco il video di Youtube e il testo.
Buon ascolto!
http://youtu.be/oae1FBvwUow

Every Day
(Daniele Groff)

Isole e navi che
portano ancora con sè
uomini simili a me

io penso a te


c’è un’acqua qui che credimi
ne hai visti specchi oramai
ma non di certo così
si vede l’anima

e quella cena cena a lume di candela
con le tue labbra che sembravano di cera
è pur stata un’emozione o no?

everyday every warning sign
that you find that you left behind my love
take my hand and let me guide you tonight
let me listen to you whisper goodby


qualcosa succederà


col vento ritornerai


sei nell’aria


e lasci già dietro di te


stagioni belle a metà


l’estate non passerà
amore avrai

c’era la neve in via dei muredei
a scuola a piedi all’alba delle sei

erano grandi emozioni o no?

everyday every warning sign
that you find that you left behind my love
take my hand and let me guide you tonight
let me listen to you whisper goodby

everyday every warning sign
that you find that you left behind my love
take my hand and let me guide you tonight
let me listen to you whisper goodby
let me listen to you whisper goodby
let me listen to you whisper…

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“Se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare una vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene”.

(“Fai bei sogni” di Massimo Gramellini)

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La domenica sera

Per la categoria “le coincidenze”, ho appena finito di leggere “Cuccioli”, ultimo libro di Maurizio De Giovanni.
Perchè coincidenze? Perchè il libro termina proprio con una riflessione sulla domenica sera (oggi, per l’appunto).
Vi ripropongo giusto una frase, augurandovi buona domenica sera 😊

E alla fine se ne va, la domenica sera.
Lasciando un senso. di vuoto e di perduto, a volte. E altre volte lasciando segni indelebili sulle anime, sui cuori, perfino sulle lenti.
Perchè la domenica sera è diversa da ogni altra sera.
Perciò attenti a non finirci dentro.

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“Mezzo respiro”

Domenica. Tempo di una pausa musicale.
Oggi vi propongo la canzone di Sanremo dei Dear Jack. (Chi me lo doveva dire: alla mia età pubblico le canzoni dei Dear Jack – che fino a qualche mese fa non sapevo neanche chi fossero).
Il ritornello mi è entrato in testa e non ne esce più.
Ecco il video e il testo.

Mezzo respiro (Dear Jack)
Passeremo questa notte senza graffi sulla faccia

Proveremo a dirci basta, solo dirci
Che non ne vale la pena
Rifarò tutti i bagagli, per riempirli dei miei sbagli
Qualche gioco di parole sarà la soluzione
Per sentirmi meno male
E ti ritroverò per sempre tra le frasi senza tempo
Dietro un angolo del cuore, cicatrice di un inverno
Che ora sembra non finire mai
Mezzo respiro ancora
Soltanto mezzo respiro ancora
Per dare un senso ai ricordi
Per un passo in avanti
Perché odiarci non serve più
Mezzo respiro ancora
Soltanto mezzo respiro un’ora
Tra una promessa sospesa, l’ultimo sguardo d’intesa
Mezzo respiro
Passeremo questa notte senza dirci quasi niente
Che il silenzio certe volte è solo voglia di carezze
Dimmi che andrà tutto bene
E ti ritroverò per sempre tra le frasi senza tempo
Dietro un angolo del cuore, cicatrice di un inverno
Che ora sembra non finire mai
Mezzo respiro ancora
Soltanto mezzo respiro ancora
Per dare un senso ai ricordi
Per un passo in avanti
Perché odiarci non serve più
Mezzo respiro ancora
Soltanto mezzo respiro un’ora
Tra una promessa sospesa, l’ultimo sguardo d’intesa
Mezzo respiro
Prima di dirci addio
Mezzo respiro ed io, ed io
Adesso proverò a convincermi
Forse a non illudermi
A dirmi che è meglio così
Mezzo respiro ancora
Soltanto mezzo respiro ancora
Per dare un senso ai ricordi
Per un passo in avanti
Perché odiarci non serve più

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“Sai che ti dico? Io ti blocco su Facebook”, cronaca di una esecuzione digitale :D

Anzi, sai che ti dico? Io ti blocco proprio pure su Facebook!“.

Voi siete lì, guardate perplessi il vostro interlocutore, in attesa che prima o poi appaia da qualche parte il cartello con la scritta “Sei su scherzi a parte“. Poi il cartello non esce da nessuna parte e la conversazione termina con grande meraviglia da parte vostra. Meraviglia fino a un certo punto. Perché poi continuate a pensare che la storia del “ti blocco pure su Facebook” sia in qualche modo una battuta poco felice che voi magari – sì, proprio voi che su certe cose riflettete all’infinito – non avete saputo cogliere.

Ma no, un momento: quella minaccia era reale. In voi il dubbio oramai si è insinuato un poco. E allora tornando a casa, dubbiosi e curiosi come siete, partite subito con la ricerca e – toh! – “pagina al momento non disponibile“. Un momento. Che significherà mai? Significa che siete stati bloccati. Direttamente, senza passare dal via. Senza giri di parola. E quella non era una battuta e non era neanche una minaccia (di cosa poi?). Esattamente no: quello è il modo di pensare del vostro oramai ex interlocutore.

Benvenuti nell’epoca della democrazia digitale o dell’idiozia dei social network (a voi la scelta!). In tempi di “se mi lasci ti cancello“, esiste anche questo: l’eliminazione digitale. Come per dire: sì, tu esisti; io però vorrei non esistessi. E allora sai che faccio? Ti blocco e fingo che tu non sia mai esistito. Una esecuzione social, la definirei. Una debolezza, a mio avviso. Un sistema di agire che denota chiaramente insicurezza e abuso del potere di blocco (che dovrebbe essere utile per cose serie, non certo per chi non la pensa come voi!).

Poi c’è chi non te lo dice. Ti blocca e basta. E tu magari te ne accorgi dopo mesi, se non addirittura anni. E sai quando te ne accorgi? Quando vi incontrate di persona e dopo una serie di convenevoli e saluti di circostanza, l’interlocutore è talmente stupido da essersi dimenticato del blocco. E allora ti dice: “ma tu non hai letto il mio commento su Facebook?” No, io il tuo commento su Facebook non lo vedo proprio. Come mai? Torni a casa, ricerca rapida e –  toh! – anche in questo caso “pagina al momento non disponibile“. Ma allora tu pure mi hai bloccato? E perché mai? E soprattutto: sei tanto stupido da non ricordarti che mi hai bloccato o tanto stronzo da volere che me ne accorga?

E allora, miei cari lettori, chiudiamo il post con un minuto di raccoglimento per tutti coloro che prima o poi ci hanno bloccato (con o senza preavviso). 😀

Non perdete tempo a pensare “perché”. A volte, più delle spiegazioni, bastano i gesti!

Ps. Il post è ad alto contenuto ironico. Se qualcuno dovesse sentirsi offeso è pregato di non leggere e/o quanto meno di sapere che i fatti non si riferiscono a eventi realmente accaduti.

 

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“Bisogna rifarsi il senno”

Lo sostengo da sempre: ci sono cose che, pur applicandomi all’infinito, non capirò mai!
E dopo una serie di delusioni, mancate partenze, incomprensioni e attese, posso concludere solo in un modo.
Con una frase che gira spesso sui social e che oggi più che mai mi appartiene:
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Le donne difficili

Ho visto di recente a teatro “Femmene” di Nunzia Schiano (poliedrica attrice che noi tutti conosciamo soprattutto come “la mamma di Siani” nel film cult “Benvenuti al Sud”).
Spettacolo molto bello: fa ridere e riflettere. E io sono rimasta molto colpita dalla lettura di un testo che non conoscevo: si intitola “Le donne difficili”. Perchè in fondo capita a tutte prima o poi di sentirsi donne difficili…

Sono le donne difficili quelle che hanno più amore da dare, ma non lo danno a chiunque.
Quelle che parlano quando hanno qualcosa da dire.

Quelle che hanno imparato a proteggersi
e a proteggere.

Quelle che non si accontentano più
.
Sono le donne difficili, quelle che sanno distinguere i sorrisi della gente, quelli buoni da quelli no.

Quelle che ti studiano bene, prima di aprirti il cuore
.
Quelle che non si stancano mai di cercare qualcuno che valga la pena.
Quelle che vale la pena.
Sono le donne difficili, quelle che sanno sentire il dolore degli altri.
Quelle con l’anima vicina alla pelle.
Quelle che vedono con mille occhi nascosti.

Quelle che sognano a colori
.
Sono le donne difficili che sanno riconoscersi tra loro.
Sono quelle che, quando la vita non ha alcun sapore, danno sapore alla vita.

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Non accontentatevi delle briciole!

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Oggi mi sento una idealista, una di quelle che si farebbero ammazzare per le proprie idee e per le cose in cui credono. Oggi lo sono ancora più del solito.
E allora sono in vena di dispensare perle di saggezza.
Non vi accontentate mai delle briciole! Mai! Accontentarsi delle briciole riduce in frantumi i vostri sogni e vi rassegna a una realtà lontana anni luce da quella che vorreste.
E poi, in fondo, come dice la vignetta, se fossimo stati fatti per accontentarci delle briciole saremmo nati criceti. Vi sentite criceti voi? 😀

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